L’emergenza abitativa: come acuirla

Il Sole 24 Ore di oggi, 4 novembre 2025, dedica uno spazio a un argomento particolare: l’ “EMERGENZA ABITATIVA”.

E dà una notizia: la trasformazione in Disegno di Legge della proposta inizialmente prevista come “Decreto”, di innovare la disciplina degli sfratti ipotizzando una procedura amministrativa speciale, riducendo a due mensilità arretrate la possibilità di presentare la richiesta di sfratto e con l’istituzione di una “Autorità per l’esecuzione degli sfratti”, che -di fatto- scavalcherebbe i tribunali ordinari, per velocizzare le procedure di estromissione dall’alloggio.

Sinceramente, in tema di “emergenza abitativa”, ci si sarebbe aspettati un altro genere di notizie.

Evidentemente si tratta di aspettative che dipendono da approcci e punti di vista differenti.

Quello del Sindacato (e, in particolare, del Sindacato che rappresenta l’inquilinato e tutti coloro che vivono il territorio e abitano le città) non può che essere quello di chi crede nei valori della solidarietà e dell’inclusione, avendo a riferimento il diritto alla giustizia sociale.

Per questo il SICET torna ad affermare l’importanza di comprendere come si vogliano declinare le politiche abitative in un Paese che da troppo tempo non riesce ad esprimere strategie utili a realizzare soluzioni idonee a garantire un diritto primario, come quello della Casa, a tutti i cittadini.

Non si tratta di una situazione recente, ormai da decenni manca una visione strutturata che leghi i processi produttivi, quelli economici e industriali, finalizzandoli alla creazione di percorsi di crescita del benessere delle città.

In questo senso, la disattenzione alle esigenze delle persone ha determinato l’estensione dei fenomeni di povertà abitativa a settori della società sino ad oggi estranei a questo tipo di criticità, innescando nuove tensioni sociali e diminuendo il livello della qualità della vita.

Affrontare queste emergenze accompagnando all’assenza di soluzioni strutturali una sequenza di scelte che privano gli esponenti più fragili dei sostegni, normativi ed economici, necessari ad affrontare questa condizione di povertà acuisce le differenze e contraddice di fatto ogni principio di giustizia sociale.

Annullare ogni tentativo di sostegno all’affitto e accentuare l’azione “militare” di sgombero delle abitazioni non serve a risolvere l’emergenza abitativa ma probabilmente ne determina il peggioramento.

E se questo vale per tutti i territori, in Sicilia, a Palermo e a Trapani vale anche di più: nel 2024 le richiese di sfratto complessivamente presentate agli Ufficiali Giudiziari sono state più di 2.000; hanno riguardato 1745 famiglie a Palermo e 265 a Trapani.

Per il SICET la risposta a questo “Bisogno” non sta nel rendere più veloce e dura l’azione di estromissione dall’alloggio, ma nel realizzare azioni di sostegno all’inquilinato, cosa che agevolerebbe per primi proprio i proprietari degli immobili.

Le politiche abitative infatti non riguardano solo i “poveri” che stentano a pagare un affitto, ma anche chi nel territorio offre il “prodotto Casa”; lo sfratto forzato e forzoso danneggia tutti gli attori in scena; una politica di sostegno all’inquilinato assicurerebbe, al contrario, serenità anche al mercato immobiliare e ai proprietari degli immobili.

Per questo il SICET auspica una convergenza di sforzi nella direzione dell’affermazione dell’interesse generale, affrontando il disagio abitativo con un vero piano casa per l’affitto sostenibile, che affronti l’attuale emergenza senza acuirla.

Così da fare in modo che quelle 2000 famiglie di Palermo e Trapani che stanno vivendo il dramma dello sfratto, non diventino ancora di più.