Si è tenuto lunedì 25 marzo il primo incontro del neo assessore all’emergenza abitativa del Comune di Palermo, Fabrizio Ferrandelli, con le organizzazioni rappresentative degli inquilini.
L’iniziativa, venuta dopo circa 20 giorni dall’insediamento è stata il modo migliore per inaugurare i rapporti con colui che rappresenta il primo interlocutore per trattare le problematiche abitative della città.
Nel presentarla l’assessore ha sottolineato l’intenzione di attivare un tavolo permanente di confronto sulla situazione abitativa, da convocare periodicamente e che possa costituire anche uno strumento di programmazione condivisa.
All’incontro hanno partecipato quasi tutte le organizzazioni e associazioni che a Palermo rappresentano il mondo dell’inquilinato, le quali oltre a esprimere l’apprezzamento per l’attenzione dimostrata hanno tenuto a ribadire le numerosissime situazioni di criticità che caratterizzano l’Emergenza abitativa in città.
Situazioni puntuali ma anche condizioni ormai stratificate e sclerotizzate, che vanno dall’assenza di risposta alle richieste di assegnazioni, con graduatorie sempre più lunghe ma ferme da anni alla condizione dei quartieri periferici e all’assenza di iniziative di recupero del patrimonio immobiliare inutilizzato.
A queste priorità, che è indispensabile affrontare immediatamente per dare finalmente risposta ai problemi contingenti di un grandissimo numero di famiglie il Sicet Palermo-Trapani, nel suo intervento, oltre a ribadire la necessità di iniziative economiche che sopperiscano il mancato finanziamento dei fondi per la morosità incolpevole e per il sostegno affitti, ha accompagnato la richiesta di condividere anche altro.
La richiesta del Sicet è stata di superare la logica dell’emergenza, lavorare per la creazione di una politica strutturata degli interventi connessi alle problematiche abitative innestando una visione strategica e di sistema.
Per farlo ha anche rappresentato un percorso che vede, sin da subito, l’avvio di un approccio programmatico e operativo i cui primi passaggi potrebbero essere:
• il censimento dell’intero patrimonio immobiliare da considerare (in asset al Comune, trasferito dall’Agenzia dei beni confiscati ecc), assegnato, occupato o disponibile che sia.
• Verificare la disponibilità delle risorse finanziarie destinate alle politiche abitative.
• Verificare i percorsi attivabili per l’accesso alle risorse economiche, regionali, nazionali e comunitarie, destinate all’inclusione sociale attraverso le politiche di welfare abitativo.
• Verificare l’esistenza di ipotesi di intervento, ovvero di progetti mirati all’incremento del patrimonio disponibile, “con impatto suolo zero”, attraverso il recupero e la riqualificazione di immobili esistenti.
• Verificare la disponibilità ovvero la possibilità di intese del tipo dell’avvalimento, per superare le criticità indotte da un imponente debito organizzativo nella fase progettuale ed esecutiva degli interventi.
In buona sostanza quello che si propone è di lavorare per costruire un sistema di governance moderno ed evoluto, che coordini i processi di programmazione, progettazione, valutazione e monitoraggio della condizione abitativa in città.
È evidente che la realizzazione di un “sistema” delle politiche abitative è un obiettivo di lungo termine, che passa dalla condivisione e la trasversalizzazione dei percorsi e dei processi fra tutti gli stakeholder coinvolti, siano interni all’amministrazione comunale che compartecipi (Regione, IACP, Prefettura…).
Un obiettivo sfidante, ma che probabilmente rappresenta l’unica alternativa al perdurare del sopravvivere nell’emergenza e che non è possibile continuare a procrastinare.