14 dicembre 2022 – “Casa e Territorio”, terzo incontro del ciclo “ABITARE LA CITTA’”

“cresce l’emergenza abitativa ma mancano risposte sul fronte dell’’integrazione sociale, delle politiche e strategie per il superamento delle disuguaglianze e la creazione di comunità sostenibili”.

Di questo e degli interventi necessari e urgenti sul fronte delle politiche abitative, si è parlato nel corso dell’ultimo dei tre incontri organizzati dal Sicet Cisl Palermo Trapani “Abitare la Città” che si è svolto presso l’ex chiesa san Mattia ai Crociferi a Palermo.

Al centro dunque l’emergenza abitativa in relazione all’integrazione sociale e alle politiche sociali della città, partendo dai dati, che confermano la gravissima condizione di povertà che caratterizza il capoluogo siciliano.

“In questa ottica l’analisi delle risorse disponibili e dei progetti avviati per la città di Palermo conferma la difficoltà di realizzare un percorso strutturato che preveda interventi pianificati nell’ottica di una reale ‘visione’ integrata della città del futuro” ha spiegato in apertura Fabio Salici segretario generale Sicet Palermo Trapani.

Ad intervenire sono stati Fabrizio Esposito segretario generale del Sindacato Inquilini della Cisl, Teresa Piccione vice presidente del consiglio comunale di Palermo, Fabrizio Pandolfo Commissario Iacp Palermo (dal quale è giunto l’appello di lavorare tutti insieme in un tavolo congiunto fra Istituto parti sociali e Comune), Umberto Di Maggio professore associato di Sociologia alla LUMSA, e Simone Lucido del Comitato tecnico Agenzia Sociale per la Casa, che ha fatto un bilancio dell’attività dell’Agenzia (circa 2600 persone assistite in disagio abitativo cronico).

“A fronte dei numeri crescenti del disagio abitativo i corrispondenti numeri delle iniziative di contrasto sono inesistenti” ha aggiunto Salici.

“A Palermo non si ha notizia di progetti inseriti ad esempio nella pianificazione del PINQUA (Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’abitare), che mette a disposizione 2,8 miliardi di euro di cui circa il 40% destinato al Mezzogiorno. Degli 8 progetti selezionati per la Sicilia, nessuno riguarda il capoluogo.

Non si ha evidenza di progetti proposti nell’ambito del Decreto della Direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali pubblicato lo scorso 15 febbraio (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 5 “Inclusione e coesione”).

E sempre a Palermo relativamente agli oltre 233 milioni del fondo complementare destinati al programma di riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica”, lo IACP ha presentato 45 progetti, di cui 34 inseriti nel Piano degli interventi immediatamente finanziabili, e che riguardano 1.300 alloggi per un importo totale di quasi 38 milioni di euro. “Ma non ci risultano progetti da parte del Comune di Palermo.

Tutto questo in un momento in cui la disponibilità delle risorse finanziarie destinate alla Sicilia, all’interno del quadro della politica di coesione continua a essere fra le maggiori: per il periodo 2021-2027 altri 7,3 miliardi di euro, di cui 5,8 miliardi di euro a favore del Programma Regionale (PR) Sicilia FESR e 1,5 miliardi di euro a favore del PR Sicilia FSE+ (European Social Fund Plus)”.

Per il segretario generale Sicet nazionale Fabrizio Esposito, “Purtroppo registriamo dei passi indietro rispetto alle interlocuzioni e ai risultati che eravamo riusciti ad ottenere con i Governi precedenti –ha spiegato -.

È vero che questi governi si sono mossi per necessità sull’onda dell’emergenza pandemica, con l’aumento dei fondi per il sostegno agli affitti e il blocco temporaneo agli sfratti, tuttavia al momento registriamo dei passi indietro nel Ddl Bilancio, perché sono stanziati dei fondi alla voce Casa e Ambiente ma è tutto da capire come verranno impiegati.

C’è il fondato timore che non ci saranno sufficienti risorse per i sussidi agli inquilini che sono indispensabili per frenare e mitigare l’emergenza abitativa.

Oltre a questo, per l’ennesima volta, in questo caso in continuità con i Governi del passato, non si mettono in campo misure di tipo strutturale per una gestione socialmente sostenibile delle esecuzioni degli sfratti e per potenziare l’offerta di alloggi popolari a canone sociale, su cui si concentra la domanda.

Tanto meno si parla di una riforma, seppure parziale, delle norme che regolano il mercato privato degli affitti, così come non si parla di eliminazione della cedolare secca sui contratti liberi che vale un miliardo e mezzo di euro, che va appannaggio dei ceti più ricchi e che sarebbe indispensabile abolire per rilanciare la contrattazione sindacale di settore” ha concluso Esposito.